Il Premio Raffaele Giusti viene riconosciuto a uno degli iscritti ai Seminari Estivi Arcevia Jazz Feast che si sia particolarmente distinto in maturità musicale e capacità progettuale.
Il Premio, assegnato dal Collegio dei Docenti, consiste in un concerto da tenersi al Chiostro San Francesco ad Arcevia.
Le motivazioni che stanno alla base del Premio nascono dall'esigenza di cercare ulteriori ed evoluti momenti didattici, e si inseriscono in un pensiero che trova radici in una scuola di tipo attivo, che pone cioè l'allievo al centro dell'attività didattica e che mira con rispetto delle peculiarità individuali a stimolare e incuriosire più che indottrinare.
Il vincitore del Premio è chiamato a raccogliere sapere ed esperienza per trasformarli con metodo in un progetto musicale compiuto, che regga l'attenzione di un pubblico vero che in origine era quello del Teatro Misa di Arcevia (ora in ristrutturazione antincendio).
Non più quindi un compito da assolvere, ma un'occasione fondamentale di crescita individuale, che mira a potenziare stima, fiducia, capacità.
Per molti dei ragazzi che l'hanno vinto e che lo vinceranno, il Premio Giusti risulta essere la vera prima occasione di espressione, il primo passo di un auspicato lungo cammino.
Quest'anno il premio è stato assegnato a sei ragazzi di diversa provenienza, per stimolarli ad andare oltre i limiti individuali e territoriali e sperimentare come si possa produrre musica insieme anche a distanza: Jacopo Ausili (batteria), Michele Gasparini (contrabbasso), Andrea Frascione (pianoforte), Ludovico Peroni (chitarra), Alessandro Bolsieri (sax alto), Valeria Arienti (voce).
Raffaele Giusti, detto Fefé è stato un pioniere del jazz nelle Marche. Scomparso nell'aprile del 2006, avvocato, docente, fu già negli anni '50 attivo come pianista sulla scena musicale della nostra regione, diventando per decenni il punto di riferimento per tutti coloro che si avvicinavano alla musica improvvisata. Co-fondatore della Marche Jazz Orchestra diretta da Bruno Tommaso e del festival di Ancona Jazz, dotato di una indimenticabile carica di umanità, partecipò come protagonista garbato e discreto alla vita musicale della regione collaborando con artisti di fama internazionale e aiutando tanti giovani musicisti a muovere i primi passi.
Il mio primo ricordo di Fefé è anche il più caro che ho. Risale all'inverno del 1984, quando insieme ad Alvaro Schiaroli, venne a trovare mio padre a casa con l'intento non semplice di convincerlo a riprendere il cammino con la Marche Jazz Orchestra interrottosi 2 anni prima. Molto giovane, ero presente a quell'incontro e questo signore dai modi naturalmente eleganti, gentili senza forma, mi rimase subito simpatico. Mio padre, schivo e sempre un po' ritroso fece molta resistenza all'idea di tornare in orchestra e immagino che la presenza di Raffaele a quell'incontro fosse proprio dovuta alla difficoltà della situazione. Tenevano tutti alla presenza di mio padre e Fefè era l'unico che poteva convincerlo. Avevano lavorato tanto insieme, in tante situazioni e c'era tra loro una stima e un'amicizia sincera. Ricordo che lui e Alvaro, poi presidente dell'Orchestra, usarono tutti i modi possibili per convincerlo: vecchi ricordi, battute, nuove prospettive, e in questa discussione notai quanta passione e dedizione si potesse mettere nella realizzazione di un'idea. Già questo fu per me una grande lezione, poi mio padre accettò, e prima di ripartire reclutarono anche me, 18 anni, studiavo tromba al conservatorio e ascoltavo jazz tutto il giorno. Se nella vita ho avuto la fortuna e il grande privilegio di fare il musicista è stato perchè Raffaele Giusti quel giorno convinse mio padre. Suonammo tanto, ma nonostante le occasioni avute non l'ho mai ringraziato per questo, lo faccio ora, qui, tardivamente, ma con l'emozione che accompagna la mia vita da quella volta.
Samuele Garofoli
Conobbi Raffaele Giusti, per gli amici "Fefé", all'inizio dei controversi anni '80...Mi ero trasferito da poco nelle Marche, con poca voglia di riprendere seriamente il corso di giurisprudenza (mi ero inutilmente immatricolato a Roma) e tanto desiderio di seguire la mia vera vocazione, quella musicale...
Di questo simpatico e colto "professore" dell'Istituto Professionale di Ancona, che era stato uno dei primi pianisti jazz nella sua regione, avevo già sentito parlare da alcuni appassionati ai primi concerti che avevo ascoltato a Macerata e dall' ottimo chitarrista osimano "Mimmo" Mancinelli, all'anagrafe Augusto, col quale ero da poco in contatto.
La mia prima chiacchierata con il Maestro avvenne proprio ad Ancona in un negozio di pianoforti vicino piazza Stamira, dove se ben ricordo mi trovavo per informarmi sul noleggio di uno strumento per mia madre.
Fefé mi riconobbe perché ci eravamo intravisti ad un concerto della brava pianista jazz Joanne Brackeen svoltosi alcune sere prima al Teatro Sperimentale. Ad un certo punto mi mostrò compiaciuto un riff ritmico che aveva "catturato" a memoria da quella performance. Tre segni distintivi che ritrovai sempre nei successivi incontri con Fefé: l'occhiale che velava uno sguardo acuto e intelligente; il sigaro, che spesso rivelava la sua presenza ancor prima del contatto visivo; la dialettica fluente ma mai invadente... Fefé sapeva ascoltare, e quando ti vedeva a corto di argomenti rilanciava in cento modi, dalle citazioni dotte in latino sempre pertinenti, a battute di spirito a volte condite volutamente con venature dialettali...e naturalmente parlammo molto di Jazz....
Si dice che il ricordo principale che ti resta di una persona è il come ti abbia fatto sentire... Raffaele era un uomo sensibile e ti faceva sentire compreso...Intuiva i tuoi pregi e i tuoi limiti, ma non li usava mai per strumentalizzarti. La sua era un' indole verace ma signorile al tempo stesso. Un tipo d'uomo oggi quasi in via di estinzione con una vasta cultura mai esibita in modo volgare, e la cultura del diritto non finalizzata alla routine forense ma alla migliore comprensione della natura umana.
Molti hanno raccontato i suoi esordi con formazioni "pioneristiche" come la Flaminia Street Jazz Band alla fine degli anni '50... Altri musicisti di varie generazioni hanno condiviso con Giusti in tempi più recenti il lungo e non facile percorso della Marche Jazz Orchestra, nella quale abbiamo collaborato fin dagli inizi. A differenza di altri rispettabili pianisti della sua generazione "Fefé" ha saputo col tempo svincolarsi dagli schemi pre-boppistici fino ad affacciarsi al linguaggio "modale" di McCoy Tyner, o del primo Hancock. Stimava molto i migliori pianisti italiani come D'Andrea e Pierannunzi.
Chi lo conosceva bene poteva rendersi conto che il suo talento forse non era inferiore a quello di alcuni nostri musicisti affermati, e probabilmente è stata la somma dei casi della vita, in alcuni aspetti un pò dura con Fefé, ad impedirgli di raggiungere il massimo del suo potenziale talento jazzistico. A volte dietro la sua immancabile cordialità traspariva una certa disillusione riguardo le sue prime aspirazioni. In ogni aspetto della sua vita ha mostrato carattere e riservatezza e grande rispetto anche per le persone più umili. Anche coi musicisti era sempre disponibile a condividere le proprie conoscenze, e a farsi coinvolgere in serate o jam sessions più o meno informali. Ha aiutato molti a "crescere", e non solo musicalmente. Un vero amico.
Seguiva da vicino la programmazione delle stagioni di Ancona Jazz, e lo ricordo spesso seminascosto dietro le quinte ad osservare con sguardo sempre curioso le evoluzioni dei pianisti di turno.
Una caratteristica che noi musicisti ricordiamo con affetto è che ci chiamava più o meno tutti "Maestro", con la S leggermente tendente al tipico SCH marchigiano...Alla domanda " Come va, Fefé ?" la sua tipica risposta, agitando l'immancabile sigaro era : "Insomma...Non suono mai, Maestro...All'età mia...Ecco qua, il sigaro, un pò di Jazz..." e magari si tuffava in una sequenza elaborata di accordi pianistici, citando qua e là qualche standard della sua gioventù o lanciandosi in acrobatici slalom di note su qualche tema contemporaneo.
Amavo il suo modo di inglesizzare scherzosamente i nomi dei collaboratori più giovani...così Salvarani, Zuppini, Giolito diventavano Sàlvarans, Zùppins, Giòlits...
Il suo essere per certi versi "super partes" gli permetteva a volte di praticare una critica assai bonaria di quei ragazzi talentuosi ma a volte un pò troppo "rampanti" nei loro atteggiamenti...Insomma, restando in clima di latino, sapeva applicare quel "castigat ridendo mores" che secondo me ha fatto bene a molti fra coloro che ebbero la fortuna di frequentarlo. Quando poi un musicista giovane lamentava qualche vistosa defaillance, non necessariamente musicale, lo scherniva dicendogli "Maestro, ma quando arrivi all'età mia che c.... fai ??!!??"
Questa musica che pure è stata tanto importante nella sua vita, aveva l'abitudine di chiamarla con scherzoso distacco " LU JAZZ ". Era il suo modo di criticare quel provincialismo che a volte serpeggia intorno a questa musica, spesso unito ad una falsa competenza dei sedicenti "addetti ai lavori".
Io ho fatto tesoro di questo garbato e divertente monito, e sicuramente una delle cose di cui mi sento grato verso l'amico "Fefé" è l'avermi preparato ad affrontare col dovuto distacco gli eventi negativi, e a non farmi esagerate illusioni quando il vento tirava nella giusta direzione. E anche a cogliere le cose belle giorno per giorno...
"La vita è un lampo...." disse spesso. E come dargli torto?
Trovo giustissimo rendere omaggio alla figura d'artista e alla insostituibile persona di Raffaele con un premio per i più meritevoli frequentatori di Arcevia Jazz Feast.
In bocca al lupo, dunque, e sotto con "LU JAZZ !!"
Dopo l'edizione speciale 2022, vi aspettiamo per la XXV edizione
di ARCEVIA JAZZ FEAST dal 30 luglio al 5 agosto 2023!
Una tradizione consolidata e un appuntamento immancabile
con i seminari estivi Arcevia Jazz Feast.
Didattica e organizzazione
Tel. 347 3858569
segreteria.AJF@gmail.com
SOCIO FONDATORE